martedì 15 marzo 2016

Le storie di Firenze - La testa del toro sul Duomo di Firenze

In ogni angolo di Firenze si potrebbe nascondere un storia curiosa da raccontare o da ascoltare affascinati da quel particolare come potrebbe essere una piccola scultura in marmo o un disegno sulla pietra che sembra star lì per ricordarci la sua storia.
Così si va Per le Vie di Firenze con lo sguardo curioso in cerca di testimoni, talvolta bizzarri, di un passato che sembra di poter rivedere ancora oggi tra le antiche mura fiorentine.
Affascinati dalla suntuosa bellezza del Duomo quando li cammina a fianco resta difficile osservarne strani particolari. Eppure di tutta quella perfezione fan parte anche particolari impensabili.
Sul lato nord della magnifica Basilica fiorentina, precisamente tra la via Ricasoli e la via dei Servi, si trova un bizzarro particolare. Guardando in alto si può vedere un doccione in marmo raffigurante la testa di un toro. Un toro si,  completo di corna. La spiegazione più logica ritengo sia quella secondo cui questo tipo di sculture rappresentanti animali inserite nelle grandi opere architettoniche sono una sorta di omaggio agli animali impiegati per la costruzione dell'opera stessa. All'epoca della costruzione del Duomo animali come i buoi erano la principale forza di locomozione e grazie al loro durissimo lavoro il marmo arrivò a Firenze per la costruzione di splendide opere. Anche in Palazzo Pitti si trova una scultura, raffigurante una mula(1), che omaggia la memoria di quegli animali così preziosi per la costruzione degli edifici. Era una tradizione piuttosto romantica, oggi avrebbe poco senso almeno che non si senta il dovere si omaggiare una gru o la cara ruspa.
C'è poi anche una storia più pettegola e forse più curiosa. Si dice che durante la costruzione del Duomo, un maestro carpentiere si sia invaghito di una donna che abitava li vicino al Duomo. Ella sembra fosse bella e che cedesse spesso agli sguardi del carpentiere provenienti da quelle impalcature. Fu così che i due si videro privatamente. A quanto pare la donna era la moglie di un fornaio che aveva la propria bottega, o la casa, o entrambi come accadeva spesso all'epoca("uscio e bottega" si diceva e si dice ancora) proprio lì sotto al Duomo dove oggi c'è il doccione con la testa del toro.
Alcune varianti della storia dicono che il fornaio scoprì il tradimento della moglie col carpentiere. Così lo denunciò all'Autorità Ecclesiastica che stabilì una esemplare punizione per il carpentiere.
Questo una volta terminata la sua pena volle vendicarsi ponendo quella testa cornuta in marmo proprio difronte all'abitazione o alla bottega del fornaio in modo da ricordargli ogni giorno del tradimento della moglie.
Altre varianti non prevedono punizioni o vendette personali, ma raccontano come il malandrino carpentiere oltre ad amoreggiare con la moglie del fornaio volle apporre quella testa cornuta semplicemente per infierire sul fornaio dopo averlo già beffato la prima volta provocando il tradimento di sua moglie.
Qualcuno(2) racconta che il marito della bella fosse un sarto e non un fornaio, altri(1) dicono che la bella donna fosse una sarta che cuciva in casa pantaloni dell'epoca..insomma la storia ha preso le sue sfumature, ciò che resta è quella testa cornuta di bovino in marmo che sembra guardare proprio una finestra del palazzo antistante.
Un caso curioso è che l'angolo di via Ricasoli con Piazza Duomo si chiama Canto del Cornacchione, deriva dalla famiglia dei Cornacchini che li abitavano, però nel tempo il nome fu un po' storpiato a quanto pare e da Cornacchini e diventò Cornacchione(3), non centrerà mica qualcosa con questa storiella di uomini e animali con le corna?





La scultura marmorea raffigurante il bovino cornuto
Il suo sguardo sembra essere indirizzato verso una finestra del palazzo antistante



Bibliografia
1."C'era una volta Firenze - quasi leggenda di una città" M.Bernardini, Ed. poligrafico fiorentino, 1975.
2.http://operaduomo.firenze.it/blog/posts
3."A occhi e croce . passo dopo passo curiosando in Piazza del Duomo" L.Artusi, R.Artusi.

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